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DYLAN DAY – May 14
Mary Attento,
da “Under Milk Wood e la prosa narrativa di Dylan Thomas”,
tesi sperimentale di laurea
in Lingue e Letterature Straniere Moderne
all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”,
relatore il prof. Stefano Manferlotti, nel 1991.
Anteprima
Under Milk Wood si può considerare il capolavoro in prosa di Dylan Thomas e uno dei migliori radiodrammi mai concepiti. Pubblicato postumo nel 1954 (Premio Italia per le opere letterarie o drammatiche, un anno dopo la scomparsa del suo straordinario autore), è la storia di un piccolo villaggio gallese abitato da pescatori, ma i protagonisti non sono gli abitanti bensì i loro sogni e i loro desideri.
INTRODUZIONE
[…]
La critica non ha messo in luce esaurientemente il valore della sua opera in prosa per due motivi: in primo luogo egli è ricordato soprattutto come poeta perché la poesia occupa gran parte della sua produzione; in secondo luogo si discosta per temi, atteggiamenti e modi dell’espressione dalla produzione in prosa del periodo, anche se sembra aver subito le influenze dello “stream of consciousness”. La sua opera in prosa, però, non è meno interessante e valida di quella poetica. Sebbene Thomas sia un poeta estremamente prolifico, anche la sua attività prosastica è alquanto vasta. Si possono citare infatti dieci opere in prosa, che vanno da raccolte di brevi racconti addirittura a copioni cinematografici: Portrait of the Artist as a Young Dog (dieci racconti a sfondo autobiografico), Under Milk Wood; The Doctor and the Devils, Quite Early One Morning (è una raccolta di conversazioni radiofoniche), Adventures in the Skin Trade, A Prospect of the Sea and Other Stories and Prose Writings, i racconti per il cinema The Beach of Falesà e Twenty Years A-Growing, Two Tales (si tratta di due soggetti cinematografici: Me and My Bike e Rebecca’s Dughters).
Da una lettura approfondita di questi scritti emerge innanzitutto l’alto valore delle opere in prosa, ma si comprende anche che una simile attività è complementare e non subalterna a quella poestica. La forza evocativa dei suoi racconti e delle sue prose rende sempe visibile lo sfondo delle sue poesie.
Thomas narratore, dunque, non è affatto inferiore al poeta. D’altra parte sarebbe impensabile scindere l’attività narrativa da quella poetica in un autore come Thomas, perché vi si riscontrano temi e motivi comuni alla produzione in versi, espressione di una medesima concezione della vita e dell’arte.
[…]
PARTE PRIMA: IL PERCORSO NARRATIVO DI DYLAN THOMAS
[…]
L’opera Under Milk Wood, rappresentata solo nel 1953 presso il Poetry Center di New York – sebbene fosse ancora incompleta – oltre ad avere avuto diverse stesure, ebbe anche una genesi e una gestazione assai lunghe. Si sa infatti che Thomas cominciò a comporla prima del 1940, lasciandola e riprendendola più volte, ora modificandola ora eliminando o aggiungendo parti. Si può comunque affermare che questo “play of voices” è l’opera che ha accompagnato l’autore per quasi tutto il corso della sua vita e che ha ovviamente subito tali e tante modifiche proprio perché ha seguito il suo creatore nell’evoluzione formale che ha caratterizzato la seconda parte della sua esistenza. […]
La difficoltà che molto spesso si incontra nella lettura dei racconti, sebbene essi appaiano molto pià limpidi rispetto alle poesie, risiede nel fatto che la prosa thomasiana è essenzialmente poetica. Vale a dire che raramente si presenta piana e lineare: è sensuosa, fortemente ritmata e ricca di arditissime metafore e, soprattutto, condivide alcuni moduli espressivi tipici degli scrittori o addirittura dei bardi gallesi, dei quali il giovane Thomas fu fortemente influenzato durante la sua fanciullezza e la prima età giovanile: l’uso di circonlocuzioni e metafore bibliche, tratte soprattutto dal libro dell’Apocalisse.
[…]
PARTE SECONDA UNDER MILK WOOD
[…]
2. Alcune considerazioni sul titolo
Si sono fatte varie supposizioni sull’origine del titolo Under Milk Wood, ma mancano spiegazioni convincenti. Pare che sia scaturito quasi spontaneamente dopo che J.M. Brinnin suggerì a Thomas di trovare un titolo migliore di Llareggub (che era a quel tempo il titolo dell’opera). Tuttavia in Thomas niente è il risultato di un impulso momentaneo. Un indizio è possibile trovarlo nella poesia “In the White Giant’s Thigh”, che consentirebbe di pensare ad un bosco degli amanti:
[…] or gay with any one
Young as they in the after milking moonlight lay
Under the lighted shapes of faith and their
moonshade
Petticoats galed high, […]
5. La struttura dell’opera e i personaggi
Più episodico che drammatico nella struttura, Under Milk Wood rappresenta lo scorrere di una giornata scandita dal racconto che ne fanno a turno tutti gli abitanti del villaggio. Il radiodramma ha una fluidità essenzialmente lirica: non si assiste, durante le ventiquattro ore del suo tempo mitico, tanto a un evento quanto al susseguirsi di una serie di caratteri – con una loro storia, ma privata e a frammenti – il cui disegno è incisivo, a tratti tenero, a tratti sinistro e ghignante.
Non c’è trama o azione, né sviluppo di eventi poiché le sequenze temporali hanno preso il posto delle sequenze narrative. Le convenzionali divisioni in atti e scene, elementi titpici del genere drammatico, lasciano il posto a quattro segmentazioni temporali che risultano essere, più o mneo, di eguale estensione e si suseguono senza interruzione.
La prima sequenza temporale è la notte e si estende da pagina 1 a pagina 21:
To begin at the beginning: It is spring, moonless night in the small town...
[…]
Il termine della terza sequenza temporale è dato dalle parole della Prima Voce:
The sunny slow lulling afternoon yawns and moons through the dozy town
[…]
Non si tratta, sia ben chiaro, di un capolavoro assoluto, ma di un’opera notevole della quale si può opportunamente esemplificare la qualità citando quello che la Prima Voce racconta di un ragazzetto crudelmente beffato e battuto da uno sciame di perversi coetanei e, soprattutto, coetanee:
FIRST VOICE And the shrill girls giggle and master around him and squeal as they clutch and thrash, and he blubbers away downhill with his patched pants falling, and his tear-splashed blush burns all the way as the triumphant bird-like sisters scream with buttons in their claws and the bully brothers hoot after him his little nickname and his mother’s shame and his father’s wickedness with the loose wild barefoot women of the hovels of the hills. It all means nothing at all, and, howling for his milky mum, for her cawl and buttermilk and cowbreath and welshcakes and the fat birth-smelling bed and moonlit kitchen of her arms, he’ll never forget as he paddles blind home through the weeping end of the world.
[…]
L’importanza di Under Milk Wood consiste nel fatto che qui, più che in ogni altra opera in prosa, Thomas riesce a fondere la fantasia umoristica
basata sull’osservazione realistica, tipica delle sue prose, con la complessa ricchezza del linguaggio evocativo caratteristica della sua poesia. Inoltre, sotto l’aspetto puramente formale, Under
Milk Wood non deriva da alcun modello letterario, ma introduce nella letteratura inglese contemporanea quella forma di spettacolo radiofonico che, mediante il racconto e il dialogo, evoca lo
spirito di un luogo.
scatto fotografico dal film omonimo (con Peter O'Toole, Richard Burton, Elizabeth Taylor), diretto da Andrew Sinclair che, nel 1972, fece una versione cinematografica di UNDER MILK WOOD.
#dylanday
MARY ATTENTO
giornalista professionista ed editor
nata a Chicago (USA)
residente a ROMA
Laureata all’Università di Napoli “Federico II”, Mary Attento è giornalista professionista dal 1998. È stata redattrice di emittenti televisive, periodici e quotidiani e collaboratrice de Il Mattino e, per quasi dieci anni, coordinatrice redazionale del periodico nazionale Guida ai Libri; oltre che direttore responsabile del periodico di lettere e arti, società e comunicazione Artepresente, curando anche le collane di ‘Quaderni’ allegati. Collabora fin dalla sua fondazione (oltre 25 anni fa) con il settimanale il Caffè (rubrica LIBeRI) e con le testate VerbumPress e Pannunzio Magazine.
Da oltre venti anni, inoltre, è consulente per la comunicazione e si occupa di rapporti con la stampa – principalmente nel settore culturale e medico-sanitario, economico-sociale e turistico-ambientale – gestendo altresì attività di comunicazione multimediale e strategie web e social media. Attualmente è responsabile comunicazione del Festival dell’Erranza (Piedimonte Matese, Caserta) e, dal 2003, della Casa di Cura accreditata con il SSN ‘San Michele’ di Maddaloni (CE).
Parallele agli incarichi di uffici stampa e relazioni pubbliche, le attività di relatrice e organizzatrice di incontri ed eventi culturali e scientifici anche di respiro nazionale.
Altro luogo di impegno è l’editoria, che la porta a fondare e amministrare una casa editrice a Caserta nel 1999. Successivamente passa, con l’incarico di editor per quindici anni, al gruppo editoriale e librario Guida (per il quale è, altresì, componente della collana “Studi politico-teologici e relazioni internazionali”). Dirige la collana di Saggistica, che ha denominato “Dispositio”, per le Edizioni 2000diciassette. È inoltre autrice di prefazioni a libri e componente di giurie di Premi letterari.
È docente nel settore comunicazione/giornalismo ed editoria (in particolare, per dodici anni consecutivi, alla Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, Scuola di Alta Formazione Arte e Teologia, fin dalla sua fondazione nel 2006). È impegnata nel sociale e nella vita associazionistica.
Nel 1997 ha ricevuto un premio speciale dal Centro Studi ‘Erich Fromm’ di Napoli; nel 2010 il Premio ‘Inform@salute’ dall’Associazione House Hospital onlus; nel 2011 il premio speciale della XIII rassegna di teatro ‘PulciNellaMente’; nel 2011 le è stato consegnato il Premio internazionale ‘Tulliola’ per gli alti meriti culturali e umani; nel 2021 a Roma il Premio d’Eccellenza per la Comunicazione ‘Città del Galateo’. Nel 2022 a Firenze le è stato conferito dall’Associazione Irdidestinazionearte il Premio alla Cultura; e a Montecatini (PT), nell’ambito del Premio ‘Il Canto di Dafne’, il Premio alla Carriera. Nel 2023 Premio ‘I Murazzi’ per il Giornalismo e la Comunicazione a Torino e Premio speciale per il Giornalismo.anche all’estero, a Lugano, lo ‘Switzerland Literary Prize’.
Manrico Murzi, il poeta giramondo che incontrò Dylan Thomas
... Altra lingua il gallese! Quando Dylan Thomas per farmi uno scherzo
mi parlava nella sua lingua materna, pur non capendo niente le sue
parole mi giungevano dolci e affettuose. Ma se si arrivava a piazza
Santo Spirito, in Firenze, spesso quasi disabitata, allora era l'inglese che
splendido fluiva nella sua alta declamazione: avvertivo, e mi colpiva, lo
spirito divino della sua poesia. "And death shall have no dominion"...
Le sue labbra, sbresciate come gronde di un tetto che quando piove
sbavano e annaffiano i gerani sul davanzale di sotto, diventavano la bocca
di uno strumento a fiato, flauto o sassofono. Il suo volto si faceva
angelico, segnato dallo Spirito che gli aveva dettato il canto. Calpestava
una sua pianura marina dove ogni tanto scalpitava un cavallone sotto il
sole. Avvertivo l'orlo bieco di un'onda che si affacciava alla finestra della
mia anima. E allora, quand'era il mio turno, recitavo:
Si faccia alba l'aria!
Toglimi di dosso questo peso
di tunica fenicia,
e sarò libero sfogo di gazzella
con occhi che guardano il cielo,
ma vedono il pericolo
muoventesi in agguato
con occhi di gabbiano
creduti in contemplazione,
ma solamente cercanti
vivo di pesce in giri d'elica.
E poi gli dicevo, pensando alla sua "Ballad of the long-legged bait":
Non mi vorrai mica esca dalle gambe lunghe per pesci distratti?
E lui, Dylan, rispondeva: Bisogna vedere quale gancio scegli
dell'amata che ad ogni amo ha un'esca diversa. Vedi, chi ha
buttato la lenza non è un pescatore comune". Gli chiedevo: Quante
volte in un giorno può cantare un poeta? E lui: La poesia è un incidente
di vita quotidiana.
Un giorno sulla spiaggia del mio paese, Marciana Marina, con lo
sguardo alla spuma del mare, gli ricordai la troppa birra che beveva, e mi disse:
È bello abbandonarsi. Non riguardarti troppo!" Poi demmo le spalle al mare
e lo sguardo ai monti e ai fumi delle carbonaie. Gli spiegai che la legna,
coperta dal terriccio, bruciava senza mostrar la fiamma, producendo il
carbone per la cucina di casa. "Le strade della mia città sono tutte
macchiate dal carbone! Non tutto quel che brucia dà calore!"
Manrico Murzi
#dylanday
Manrico Murzi, "poeta giramondo" (Marciana Marina , Isola d'Elba, 12 Marzo 1930), è un poeta, scrittore, giornalista e traduttore italiano. Fa parte dell'Unione Europea Scrittori Artisti Scienziati ed è ambasciatore di cultura per l'UNESCO.