A letter to Dylan Thomas

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Marina Rota, Italy

Lettera a Dylan

 

Rage, rage against the dying of the light.

 

Mentre passeggiavo senza pensieri sulle rive del Taf, il tuo profilo si delineò in lontananza e a poco a poco prese forma davanti ai miei occhi: camminavi barcollando, certamente reduce da una delle tue epiche bevute al Brown’s Pub. Sedendoti poi a gambe raccolte, appoggiato a una parete della tua Boathouse, contemplavi il fiume, che brillava nel pulviscolo dorato del tramonto, e a tratti prendevi appunti su un taccuino tenuto sulle ginocchia. Scrivevi di fretta, furiosamente, come ispirato da una violenta urgenza, da un’ispirazione vorticosa, e mi parve che in quegli istanti creativi tutto l’universo spasimasse, soffrisse e ardesse d’amore con te. Che respirasse con il tuo respiro. Ti trovai più abbagliante delle lame di luce che colpivano l’acqua, più umbratile della luna che apparve poi improvvisamente in cielo. Compresi in quel momento che non stavi creando poesie: tu stesso eri Poesia. Un respiro più lungo e mi svegliai, la mano ancora appoggiata sui versi di In country sleep; quei tuoi frammenti di eternità così veri, che sanno creare e distruggere, e che, come le maree alternanti, discendono nel buio dell’origine, per elevarsi poi verso le altezze inebrianti dello spirito, del mistero, della luce.

 

Marina Rota  

 

#dylanday

 

Marina Rota, giornalista, ha pubblicato: Il sillabario, prefazione di Vittorio Sgarbi; Amalia, se Voi foste uomo, prefazioni di Vittorio Sgarbi e Claudio Gorlier; Mauro Salizzoni-Un chirurgo tra bisturi e cronometro; Sotto le stelle di Fred (Buscaglione), prefazioni di Paolo Conte e Vittorio Sgarbi, Amalia Guglielminetti- L’amore in versi con Guido Gozzano e Certe donne, a Torino, prefazione di Margherita Oggero. Ha conseguito, fra gli altri, i primi premi Mario Pannunzio e Mario Soldati, il Premio Internazionale Città di Cattolica(internazionale) e il Premio Cultura Ennio Flaiano.

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As I strolled thoughtlessly along the banks of the Taf, your profile emerged in the distance and slowly took shape before my eyes: you walked staggering, certainly fresh from one of your epic drinks at the Brown's Pub. Then sitting with your legs gathered, leaning against a wall of your Boathouse, you contemplated the river, shimmering in the golden dust of the sunset, and at times you took notes in a notebook held on your knees. You wrote in haste, furiously, as if inspired by a violent urgency, by a swirling inspiration, and it seemed to me that in those creative instants the whole universe was spasming, suffering and burning with love for you. That it was breathing with your breath. I found you more dazzling than the blades of light hitting the water, more shadowy than the moon that suddenly appeared in the sky. I understood at that very moment that you were not creating poems: you yourself were Poetry. A longer breath and I woke up, my hand still resting on the verses of "In Country sleep;" those fragments of eternity of yours so true, which can create and destroy, and which, like the alternating tides, descend into the darkness of origin, then to rise to the intoxicating heights of the spirit, of the mystery, of the light.

 

(translated in English by Lidia Chiarelli)